1° Novembre

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. Oggi ricorre la 97a Giornata missionaria (colletta obbligatoria).

 
 
 

L'abbraccio di tutti i figli di Dio

Gioia e gratitudine sono i sentimenti che la liturgia suscita in noi in questo giorno di festa! Mai come oggi ci è dato di sentire l’abbraccio eterno tra cielo e terra, la fraternità universale di tutti i santi, la comune vocazione di “figli di Dio” che l’amore del Padre ha santi-ficato (reso santi) e il sangue del Figlio ha redento. Sì, santi si nasce ma anche si diventa perché, se è vero che l’amore si riceve, è pur vero che all’amore si risponde. Ogni giorno il Signore continua a scommettere su ciascuno di noi, soprattutto là dove la storia umana sembra voler seppellire, più che rivelare, la nostra identità di figli. Ma cosa rimane alla fine di tutto? L’Apocalisse ce lo ricorda: restano le persone, i cui volti, trasfigurati dall’amore vissuto, recano impresse storie pasquali tanto diverse quanto simili. “Sigillo” e “vesti candide”, simboli battesimali, contraddistinguono coloro che, tra prove e sofferenze, attraversano la storia stando “in piedi”, nella postura dei risorti, tenendo “rami di palma” (segno di vittoria) nelle loro mani. Li accomuna la speranza promessa da Gesù alle folle: «Beati...». La stessa che, qui e ora, ci purifica, ci guida e ci conforta.

Sorelle Clarisse, Monastero Immacolata Concezione - Albano L. (RM)

«Farsi santi con ciò che c’è»

E sistono tante vie di santità, alcune costellate di azioni eroiche e miracolose, e altre, la maggior parte, fatte di azioni quotidiane e ordinarie. È su queste che troviamo la “moltitudine immensa” di santi non ricordata sul calendario. Vogliamo qui riflettere sul farsi santi “nella vita quotidiana”, quel metro di trincea che ci è stato affidato e nel quale «ciascuno di noi è chiamato a combattere» (Costanza Miriano). Ma le strade verso la santità sono tante. Se per alcuni si realizzano nel compimento di azioni fuori dell’ordinario, per molti altri passano per il quotidiano camminare, cercando di tenere la direzione che Dio ci indica. Soprattutto, la via è nel «farsi santi con ciò che c’è». Da questa frase, che è il titolo di un libro di don Luigi Maria Epicoco (Tau Editrice, 2020) prendiamo spunto per la nostra riflessione. Un bravo cuoco non è chi sa preparare banchetti prelibati e sofisticati, ma chi sa preparare un buon pasto con quello che c’è nel frigo.

Così, un santo non è chi riesce in opere impossibili, come levitare o avere la scienza infusa, ma chi fa la volontà del Padre nostro che è nei cieli e la compie – come insegnano schiere di santi – con le carte che Dio gli ha dato, con i talenti che gli ha messo a disposizione, nel metro di trincea che gli ha affidato. Ricordiamocelo: quel metro, spesso fangoso o irto di sassi, è stato affidato a ognuno di noi, perché lo custodissimo e lo difendessimo. Ambire ad altre posizioni, magari più eroiche o più allettanti, sarebbe una fuga, un tradimento dell’ordine ricevuto. E questo perché la santità è in realtà “vocazione” alla santità. E a una vocazione si risponde non alle nostre condizioni, ma alle condizioni in cui Dio ci ha fatto trovare.

Come sarebbe bello che il nostro metro di trincea fosse erboso, in una zona con clima mite. Come sarebbe bello farsi santi avendo tanto tempo per pregare e meditare, con tante occasioni per fare del bene, con il riconoscimento e il seguito di tanti, con la capacità di convertire altri. Ma non è così per la maggior parte di noi, per i quali la via della santità passa anche per un coniuge che ti lascia solo, per dei figli che ti fanno impazzire, per dei vicini che ti reputano un pazzo. È in questa via di santità, vera e non sognata, che noi dobbiamo aprire il frigorifero che Dio ci ha dato e cucinare con quello che c’è. Spesso parrà impossibile realizzare un pasto decente con così scarsi e malmessi ingredienti; e potrà arrivare la disperazione e la tentazione di farsi santi in altro modo o, addirittura, di lasciar perdere ogni ricerca della santità. Ma Dio, che scrive dritto su righe storte come siamo noi, ci è vicino e ci dona di continuo tutto quello che serve. Il frigo di Dio, infatti, è sempre pieno di tante cose.

Quasi mai quelle che vorremmo noi, ma di sicuro tutte quelle che servono per preparare un pasto perfetto per il momento e il contesto in cui viviamo. Noi, però, restiamo spesso a guardare il frigo chiuso, non lo apriamo o vi cerchiamo quello che vorremmo noi, non quello che vuole Dio. È per questa via che il male entra in noi, facendoci smettere di guardare a Dio per volgere il nostro sguardo altrove. La parola “conversione” significa appunto “cambio di mentalità”, perché il nostro sguardo torni a fissarsi su Dio.

Solo allora potremo riprendere il nostro cammino nella giusta direzione. Il primo grande passo da fare per diventare santi è non lasciarci impressionare dai grandi discorsi sulla santità quando sono scollegati dalla nostra vita reale. Non dobbiamo restare delusi se, quando apriamo il frigo, dentro non c’è quello che volevamo noi. I santi non sono mai quelli che avevano tutti gli ingredienti giusti, ma quelli che hanno saputo essere creativi con quello che c’era al momento e sul posto. È buono confrontarsi con grandi ideali e imprese eroiche, ma prima è necessario che ci riconciliamo con noi stessi per comprendere che quello che Dio ci ha dato è perfetto per preparare la cena che lui vuole da noi.

E solo guardando a lui, costantemente, capiremo cosa vuole che noi si faccia, nel nostro metro di trincea. È la conseguenza logica del mistero dell’incarnazione: il senso della nostra vita non è altrove, non è al di là, non è alla fine della nostra esperienza umana; il senso della nostra vita è già qui e adesso. Santità significa vivere ogni giorno, nella propria realtà, le tre virtù teologali: fede, speranza e carità, su cui si fonda anche la nostra visione di “comunità”, il luogo dove – qui e ora – passa la nostra via alla santità.

Luca Lezzerini, www.lucesveritatis.it

Preghiera dei fedeli

C - Fratelli e sorelle, partecipi della gloria del Figlio e fatti eredi del regno dei cieli, ci rivolgiamo a Dio, nostro Padre, principio e origine di ogni beatitudine.

Lettore - Diciamo insieme: Accoglici tra i tuoi santi, o Signore!

1. Per la Chiesa, popolo di Dio in cammino lungo le strade della storia: risplenda sempre luminosa in tutti i suoi figli la testimonianza della santità. Preghiamo:
2. Per i responsabili delle nazioni: le loro scelte politiche siano sempre rispettose della libertà religiosa, della dignità dei popoli, della santità della vita. Preghiamo:
3. Per tutti i figli di Dio perseguitati in ogni parte del mondo: fortificati dallo Spirito, sentano il sostegno della nostra preghiera che li sorregge e li conforta. Preghiamo:
4. Per noi, riuniti nella mensa eucaristica: ci sia dato di vivere in pienezza la grazia del battesimo e gustare sin d’ora la comunione con tutti i santi del cielo. Preghiamo: Intenzioni della comunità locale.

C - Padre santo, che nel Cristo tuo Figlio hai rivestito di gloria eterna tutti i tuoi figli, chiamandoli alla santità, rendici santi come tu sei santo.

Per Cristo nostro Signore.
A - Amen.

Salmo

PROPOSTE PER I CANTI: da Nella casa del Padre, ElleDiCi, 5a ed. 

Inizio: Chiesa di Dio (622); Lodate Dio (669).
Salmo responsoriale: M° S. Militello;
oppure: Non vi chiamerò più servi (597).
Processione offertoriale: Quanta sete nel mio cuore (705).
Comunione: O Gesù, tu sei il pane (692); Beatitudini (617).
Congedo: Madre del Salvatore (584).

Sussidio Musicale Digitale in omaggio con La Domenica

 

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