8 dicembre 2015
Oggi Maria, l’Immacolata, è il nostro modello nel cammino dell’Avvento, un cammino nella purezza dello spirito, per incontrare Cristo Signore nella visione della sua gloria, come lo incontreremo a Natale nel presepio, come lo incontriamo in questa liturgia, nella sincerità della fede. Oggi in comunione con Papa Francesco e con tutta la Chiesa iniziamo l’Anno Santo straordinario della Misericordia.
«RALLEGRATI, PIENA DI GRAZIA: IL SIGNORE È CON TE»
«Ave, piena di grazia»: l’angelo saluta Maria Immacolata Madre di Dio.
IL dogma dell’Immacolata Concezione fu promulgato da Papa Pio IX nel 1854, ma già nel IX secolo si celebrava in Inghilterra e Normandia una festa della concezione di Maria e il Concilio di Basilea (1439) sancì questo evento come una verità di fede. Con questo dogma si afferma che Maria è nata senza colpa originale, concepita senza peccato: colei che doveva dare alla luce il Figlio di Dio fu preservata da ogni macchia di peccato per essere la degna dimora di Gesù. È lei la Tuttasanta che porta nel nostro cuore la speranza della bellezza e la grazia della salvezza. La Sacrosanctum Concilium afferma: «In Maria la Chiesa ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione e in lei contempla ciò che essa desidera e spera di essere» (SC 103). Le letture di oggi partono dalla promessa della salvezza nella Genesi, in cui si dichiara che al peccato dell’uomo risponde il perdono di Dio; passano per l’inno di Paolo che associa ogni cristiano alla benedizione riservata alla Madre di Dio, la prima fra i benedetti; fino a giungere al vertice del Vangelo. Maria accoglie l’annuncio dell’angelo, concepisce l’inconcepibile: in lei il perdono si fa carne e la redenzione si compie.
Elide Siviero
LUCA
Il “segno” di Papa Francesco
“Il Padre incontra il figlio prodigo”, illustrazione di Gian Calloni, 2015.
IL termine misericordia è l’incontro di due parole: miseria e cuore. Nella miseria confluisce la nostra condizione umana. Nel cuore è visibile il riferimento a chi si china sull’uomo debole e fragile. Il cammino dell’umanità nella Bibbia è l’incontro tra la miseria dell’uomo e il cuore di Dio. Tra gli evangelisti è Luca a cogliere in Gesù il tratto della misericordia. Il suo Vangelo è presentato come «la proclamazione dell’anno di grazia del Signore» (Lc 4,19), quasi come un “giubileo”. I suoi destinatari sono gli esclusi e i rifiutati: i pastori, i poveri, i peccatori, i malati, i bambini, le donne, gli esattori delle tasse, i lebbrosi, le vedove, gli orfani, gli stranieri. A tutti costoro Gesù rivela la vicinanza del cuore di Dio, che la Bibbia chiama «colui che ha compassione » (in ebraico rachùm, “il Misericordioso”), evocando un termine che la lingua ebraica riserva al “grembo materno” (= rèchem), che rende anche “materno” il cuore di Dio. Nel Vangelo secondo Luca misericordia e compassione guidano l’agire di Gesù («il Signore fu preso da grande compassione»: 7,13), del buon Samaritano («vide e ne ebbe compassione»: 10,33), del padre del figliol prodigo («ebbe compassione, gli corse incontro… lo baciò»: 15,20). Modello di questo agire è Dio stesso, che si rivela come Padre e che Gesù esorta tutti noi a imitare: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro» (6,36). Primo Gironi, biblistaVOLTI DEL GIUBILEO
LA PORTA SANTAQuesta Porta – una delle cinque porte monumentali che si aprono verso l’interno della Basilica di san Pietro – viene aperta in occasione di ogni Anno Santo. Fu consacrata e aperta la prima volta il 24 dicembre 1949 da Pio XII, in occasione dell’Anno Santo 1950. “LA PORTA DELLA MISERICORDIA”. Per la prima volta nella storia dei Giubilei viene concesso di aprire la Porta Santa – chiamata “Porta della Misericordia” – anche nelle singole Diocesi, in particolare nella Cattedrale o in una chiesa di speciale significato o in un santuario meta di pellegrinaggio e luogo di conversione..
L’INDULGENZA
Papa Francesco davanti alla Porta Santa della Basilica di San Pietro, durante la cerimonia di indizione del Giubileo della Misericordia (11 aprile 2015, foto © FABIO FRUSTACI / EIDON).
L’INDULGENZA è una particolare espressione della misericordia di Dio che la Chiesa invoca e offre ai fedeli in particolari circostanze e a precise condizioni. Una prassi tutt’altro che esente da malintesi. La vecchia espressione «lucrare l’indulgenza », che Papa Francesco non usa più, poteva insinuare la convinzione che il perdono si potesse “comprare”. Già Paolo VI evitò di quantificare l’indulgenza in giorni, mesi e anni in riferimento alla durata delle antiche penitenze pubbliche. L’indulgenza può essere semplicemente plenaria o parziale in rapporto alla verità e sincerità del proprio pentimento. Papa Francesco scrive che l’indulgenza plenaria è la pienezza della misericordia di Dio che, attraverso la Chiesa, raggiunge il peccatore perdonato e «lo purifica da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità e crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato ». Infatti il peccato lascia un’impronta negativa nel nostro modo di essere e di agire e costituisce un ostacolo per la nostra fedeltà al Vangelo. Ora, la Chiesa, come in ogni vera famiglia, mette a disposizione dei suoi figli tutti i suoi beni, cioè i meriti dei giusti, per sopperire alle imperfezioni della nostra conversione. Partecipazione a questa ricchezza di santità che viene significata da gesti che, in aggiunta al sacramento del perdono e alla comunione eucaristica, manifestano il nostro stretto legame con la Chiesa (pellegrinaggio, carità e preghiera in unione al Papa). Una ricchezza di santità che, per quella comunione in Cristo che continua oltre la morte, può essere partecipata anche ai nostri defunti che si siano presentati davanti a Dio non pienamente purificati. Silvano Sirboni, liturgista
Salmo responsoriale e accompagnamento
PROPOSTA PER I CANTI: da Repertorio nazionale, Canti per la Liturgia, ElleDiCi/Cei, Ed. 2009.
Inizio: Innalzate nei cieli (51); Maria, Madre della Chiesa (217).
Salmo responsoriale: modulo musicale: M° A. Parisi; Oppure: Cantate al Signore (262).
Processione offertoriale: Parole di vita (375).
Comunione: Ave, Maria (209-212); E cielo e terra e mare (49).
Congedo: Acqua di fonte cristallina (207).
ACCOMPAGNAMENTO
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