3 Marzo

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio è la risposta di Gesù a una domanda tranello. È chiaro che solo a Dio si deve dare tutta la nostra persona e che, al contempo, va dato il proprio contributo leale alle istituzioni civili. Questo Gesù lo insegnerà con la sua vita e l’obbedienza della Croce, quando i suoi avversari sceglieranno di stare dalla parte del potere umano e non dalla parte di Dio. Oggi ricorre la 97a Giornata missionaria (colletta obbligatoria).

Libertà Filiale

Un terzo luogo incontriamo nel nostro itinerario quaresimale: siamo stati con Gesù nel deserto, siamo saliti con lui sul Tabor, ora entriamo con lui nel tempio di Gerusalemme. Attraverso i gesti che compie e le parole che pronuncia, Gesù ci fa capire che entrare nel vero tempio significa entrare in lui, nella sua persona, nel suo modo filiale di essere in relazione con il Padre.

Noi siamo tentati di trasformare Dio in un mercante, contrattando con lui ciò di cui abbiamo bisogno. Gesù ci ricorda che Dio è un Padre, che desidera condividere con noi la sua vita e la sua gioia. Questo atteggiamento filiale deve nutrire anche il nostro modo di obbedire ai comandamenti, rivelati a Mosè. Non si tratta di vivere un’osservanza mercantile per ottenere in cambio qualche beneficio o qualche grazia, ma di custodire il dono della libertà filiale che Dio ci ha offerto gratuitamente nella Pasqua di Gesù, di cui la Pasqua di Mosè è profezia.

Ecco la sapienza e la potenza della croce che Paolo annuncia: nella morte e nella risurrezione di Gesù Dio ci ha resi suoi figli, capaci di vivere con lui un rapporto libero e gratuito, sapendo che egli conosce bene quello che c’è nel cuore di ciascuno.

dom Luca Fallica, Abate di Montecassino

Nel Dio umile riscopriamo il vero volto dell’uomo

L’affermazione «Dio è umile» è emblematica e insieme affascinante e sconvolgente. Se l’idea di Dio che ci possiede è quella filosofica, derivata magari dalla scuola che abbiamo fatto, l’affermazione che Dio è umile è perlomeno strana. Che Dio esista può, oggi, essere un problema. Che sia onnipotente, onnisciente, eccetera, almeno teoricamente, può essere tollerato. Che sia umile… esce dal “pensare corretto” attuale.

Eppure, da cristiani non possiamo affermare nient’altro che questo: Dio è umile. Anzi, infinitamente umile. Irraggiungibilmente umile. Tuttavia, essendo noi a sua “immagine e somiglianza”, gli possiamo almeno tenere compagnia. Per intuizione, diciamo che possiamo allora partire da Gesù com’è descritto nella lettera di san Paolo ai Filippesi: «Spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,5-11).

Qui c’è incarnazione e croce, dove cioè l’umiltà è evidente a tutti. Se poi, seguendo questo pensiero, si va al libro della Genesi, s’incontra il Dio creatore e ordinatore. Ma proprio per realizzare questo, Dio ha dovuto ovviamente amare le sue creature e abbassarsi (e quindi umiliarsi) al loro livello. I platonici di tutti i tempi, per contrasto, dichiarando cattiva o almeno dannosa la materia, hanno proprio reso evidente l’umiltà del Dio creatore che si perde (cioè, si umilia) con il fango. L’incredibile si allarga ancora in Gen 3,8, dove è descritto – comunque si interpreti – Dio che passeggia nell’Eden e ama parlare con gli uomini. Di nuovo Dio si abbassa al livello delle sue amate creature per stare con loro. Ma il passo di Gen 3,21 è ancora più incredibile, perché si afferma che Dio si fa… sarto: «Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì».

Come non vedere un parallelo strettissimo con il versetto di Giovanni: «[Gesù] versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto» (Gv 13,4ss). Dio è l’umiltà incarnata. Tutto il paganesimo, compreso Nietzsche, è qui completamente contraddetto. Dove l’umiltà è considerata una condotta da schiavi, il cristianesimo “piazza” il Dio umile e incarnato. E non si può discutere. Allo stesso modo, però, un cristianesimo invertebrato, molliccio e dolciastro viene rifiutato. Dio è umile, il cristiano deve essere altrettanto per tenergli compagnia, purché si tratti di umiltà e non di fuga dal reale o dalle proprie responsabilità.

È dunque verissima questa frase: «Quando io prego, mi rivolgo a Uno più umile di me. Quando io confesso il mio peccato, è a Uno più umile di me che domando perdono. Se Dio non fosse umile, io esiterei a dirlo infinitamente amante» (François Varillon). Estratto da: Ernesto Zucchini, L’umiltà virile. Fede & Cultura 2023.

Preghiera dei fedeli

C - Fratelli e sorelle, Dio, che ci ha invitato ad ascoltare la parola di suo Figlio, ora si dispone ad ascoltare la risposta della nostra preghiera. Invochiamolo con fiducia.

Lettore - Diciamo insieme: Ascolta, Signore, la nostra preghiera.

1. Per la Chiesa, perché la sua vita possa essere luminosa e trasparente, così da attirare ogni persona alla sequela del Signore Gesù. Preghiamo:
2. Per quanti hanno responsabilità educative, perché sappiano formare le persone loro affidate ad atteggiamenti di gratuità e di condivisione. Preghiamo:
3. Per quanti sono smarriti, delusi, prigionieri di tenebre senza speranza, affinché la Parola di Dio possa rischiarare il loro cammino. Preghiamo:
4. Per noi che viviamo questa sosta liturgica nel nostro impegno quotidiano, perché possiamo riprendere il cammino nella gioia di chi dona sé stesso nell’amore.Preghiamo: Intenzioni della comunità locale.

C - Padre buono, che hai consegnato tuo Figlio per noi, ascolta la nostra supplica e donaci il necessario per camminare nella luce verso la Pasqua.

Per Cristo nostro Signore.
A - Amen.

Calendario liturgico: (4-10 marzo 2024)

4 L L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente. Nessuno è profeta in patria, ne siamo consapevoli. Continuiamo a gettare il seme buono della Parola senza scoraggiarci. S. Casimiro; S. Giovanni A. Farina; B. Umberto di Savoia. 2Re 5,1-15a; Sal 41 e 42; Lc 4,24-30.

5 M Ricòrdati, Signore, della tua misericordia. Occorre mettere in pratica la legge dell’amore senza divisioni: il nostro perdono è misura di quello del Padre. S. Teofilo; S. Adriano di Cesarea; S. Virgilio. Dn 3,25.34-43; Sal 24; Mt 18,21-35.

6 M Celebra il Signore, Gerusalemme. L’amore è la prima legge che Dio mette nel cuore di ogni uomo e il suo compimento è Cristo, l’amore. S. Marciano; S. Vittorino; S. Coletta Boylet. Dt 4,1.5-9; Sal 147; Mt 5,17-19.

7 G Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore. Gesù scaccia i demòni. In lui troviamo la forza per opporci al male e per non disperdere il bene che abbiamo nel cuore. Ss. Perpetua e Felicita; S. Gaudioso; S. Teresa M. Redi. Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23.

8 V Io sono il Signore, tuo Dio: ascolta la mia voce. L’amicizia con Dio si nutre di ascolto e si alimenta nell’amore assoluto per lui e verso il prossimo. S. Giovanni di Dio; S. Ponzio; S. Provino. Os 14,2-10; Sal 80; Mc 12,28b-34.

9 S Voglio l’amore e non il sacrificio. Il pubblicano si riconosce peccatore e invoca la compassione di Dio; il fariseo, invece, ha la presunzione di essere giusto. S. Francesca Romana; S. Domenico Savio. Os 6,1-6; Sal 50; Lc 18,9-14.

10 D IV domenica di Quaresima «Laetare» / B. IV sett. di Quaresima - IV sett. del Salterio. Ss. Caio e Alessandro; S. Vittore. 2Cr 36,14-16.19-23; Sal 136; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21.

Lucia Giallorenzo

Salmo

PROPOSTE PER I CANTI: da Nella casa del Padre, ElleDiCi, 5a ed.

Inizio: Soccorri i tuoi figli (500); Signore, cerchi i figli tuoi (725).
Salmo responsoriale: M° S. Militello; oppure: Canterò per sempre l’amore del Signore! (403-404).
Processione offertoriale: Quanta sete nel mio cuore (705). Comunione: Come un padre (492); Passa questo mondo (702).
Congedo: È l’ora che pia (578).





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