5 giugno 2016

In questa domenica risuona con particolare forza la parola «Àlzati», pronunciata da Gesù che guarisce i malati e riporta i morti alla vita. È il verbo della Risurrezione, che potrà essere attribuito a tutti coloro che scelgono di seguirlo e di accoglierlo nella vita.

«UN GRANDE PROFETA È SORTO TRA NOI»

Gesù riscuscita il figlio della vedova

IL Signore è amante della vita. Egli non vuole per le sue creature un destino di disgrazia, ma di felicità piena. In suo potere è tutto quanto il creato. Nessuna realtà sfugge alla sua mano, anche la morte deve soggiacergli. In questo senso, Cristo è l’immagine più perfetta dell’onnipotenza e della misericordia del Padre. Dove egli passa fiorisce la vita. Come nell’episodio narrato nel Vangelo di Luca che ascoltiamo oggi. Gesù ha compassione della vedova a cui è morto l’unico figlio. Teneramente, il Maestro richiama in vita il ragazzo e lo affida all’amore di sua madre. La gioia riappare, la festa inizia. Quando il Signore passa la tristezza e il pianto scompaiono e subentra la pace. Così è stato fin dagli inizi della storia della salvezza.
Come ci ricorda la prima lettura, tolta dal Primo Libro dei Re: Dio interviene ascoltando le preghiere di Elìa e riporta il soffio vitale nel figlio della padrona di casa che aveva ospitato il profeta. Paolo ai cristiani di Galazia (II Lettura) annuncia che il Vangelo è per tutti gli uomini e non solo per gli appartenenti del popolo eletto. La sua misericordia è rivolta a tutti, senza distinzioni.
Nicola Gori

Preghiera dei fedeli

C - Fratelli e sorelle, la compassione di Gesù verso l’umana sofferenza ci assicura che Dio non ci abbandona ai lacci del peccato e della morte. Con questa certezza affidiamo a Dio tutta la nostra vita.

Innalziamo a Dio la nostra preghiera dicendo insieme: Mostraci, Signore, la tua misericordia.

1. Perché in un mondo disorientato da radicali cambiamenti e sconvolto da tanti conflitti, la Chiesa sia faro di salvezza per tutti i popoli, preghiamo:

2. Perché quanti sono segnati nel corpo e nello spirito dal dolore possano trovare luce nella fede e conforto nella cristiana carità, preghiamo:

3. Perché non vengano mai a mancare uomini e donne che, nella Chiesa e nella società civile, si impegnino generosamente al servizio del prossimo, preghiamo:

4. Perché ciascuno di noi si lasci trasformare dallo Spirito Santo per diventare testimone della misericordia di Dio, strumento di riconciliazione e di pace nella propria famiglia e in ogni altro ambiente, preghiamo:

Intenzioni della comunità locale.

C - Dio della vita, tu non abbandoni coloro che confidano in te. Accogli le nostre suppliche e, fra le alterne vicende della vita, alimenta in noi il dono divino della speranza. Per Cristo nostro Signore.

A - Amen.

CATACOMBE DEI SS. MARCELLINO E PIETRO E MAUSOLEO DI S. ELENA

Una pittura delle catacombe dei SS. Marcellino e Pietro
Roma, Catacombe dei SS. Marcellino e Pietro. Volta del cubiculo dei Santi Eponimi, Cristo tra Pietro e Paolo. PONTIFICIA COMMISSIONE DI ARCHEOLOGIA SACRA

LE Catacombe dei SS. Marcellino e Pietro, al civico 641 della Via Casilina, sono della seconda metà del III secolo. I numeri: 18.000 mq., 17 km di gallerie, una profondità anche di 16 m. I martiri furono decapitati, al tempo di Diocleziano, il 2 giugno del 304 d.C.; una matrona raccolse le salme e le trasportò nel cimitero sulla Via Labicana (ora Casilina). Da allora il cimitero cristiano, già preesistente, fu a loro intitolato, conservandone fino al IX secolo i corpi; da allora i resti si trovano in Germania, a Seligenstadt. Le Catacombe sono ora inserite nei percorsi giubilari.
Loro pregio sono i cubicoli e gli arcosoli decorati con numerosissimi affreschi, dal III al V secolo; in particolare quello dei Santi eponimi e la Madonna con due Magi.
Il Mausoleo di Sant’Elena è adiacente. Costruito dall’imperatore Costantino il grande tra il 326 e il 330, fu pensato per la propria sepoltura; poi fu per la madre Elena, morta nel 329. Interessante l’ingegneria per la copertura: sulla sommità furono inserite grandi anfore (dette “pignatte”) per alleggerire il peso della cupola. Da ciò deriverebbe il nome popolare della zona, conosciuta come Torpignattara.
Nel 1632 all’interno del Mausoleo fu costruita anche una chiesa, poi sconsacrata. Oggi l’edificio ospita un archeomuseo in grado di far ben rivivere al viaggiatore, come al turista, allo studioso e al semplice fedele, il maestoso passato dell’intero sito archeologico.
P. Giuseppe MoniIstituto Cavanis RM
Per informazioni: www.santimarcellinoepietro.it

X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

6 L Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra. Le Beatitudini non sono un semplice elenco, ma un autentico programma di vita con il quale i discepoli di Cristo devono confrontarsi ogni giorno. S. Norberto (m.f.); S. Claudio; B. Falcone. 1 Re 17,1-6; Sal 120,1-8; Mt 5,1-12.

7 M Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Essere la luce del mondo è una grande responsabilità. I cristiani sono chiamati ad esserlo. Non è pensabile che chi segue Cristo non abbia in sé la capacità di illuminare gli altri sul vero senso della vita. S. Antonio M. Gianelli; B. Anna di S. Bartolomeo. 1 Re 17,7-16; Sal 4,2-5.7-8; Mt 5,13-16.

8 M Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Il discepolo di Cristo affonda le sue radici nell’Alleanza stabilita tra il Padre e il popolo eletto. Tutta la Legge e i profeti, infatti, si completano e trovano la loro ragione d’essere nel Messia. Riconoscere la nostra origine aiuta a vivere meglio il presente. S. Medardo; S. Fortunato; B. Nicola Medda. I Re 18,20-39; Sal 15,1-2.4-5.8.11; Mt 5,17-19.

9 G A te la lode, o Dio, in Sion. La carità è la nostra unità di misura quotidiana. Senza di essa il cristiano perde la propria identità. E su di essa si gioca l’autenticità della vita che conduciamo. S. Efrem (m.f.); B. Anna Maria Taigi; B. Luigi Boccardo. 1Re 18,41-46; Sal 64,10-14 ; Mt 5,20-26.

10 V Io ti cerco, Signore: mostrami il tuo volto. La radicalità del Vangelo non deve scoraggiarci, ma infonderci sentimenti di umiltà e di accettazione della nostra debolezza. Ricordandoci sempre che quello che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. S. Censurio; S. Landerico; B. Enrico da Bolzano. 1Re 19,9a.11-16; Sal 26,7-9.13-14 ; Mt 5,27-32.

11 S San Barnaba, apostolo. Memoria (rosso). Annunzierò ai fratelli la salvezza del Signore. L’annuncio del Vangelo è caratterizzato dalla semplicità, dalla completa disponibilità e dall’abbandono in Cristo. Senza appoggiarsi sulle sicurezze terrene, ma sulla Provvidenza che tutto abbraccia e a tutto provvede. S. Paola Frassinetti; B. Maria Schininà. At 11,21b-26; 13,1-3; Sal 97, 1-6; Mt 10,7-13.

[12 D XI Domenica del T.O. / C (S. Onofrio) 2Sam 12,7-10.13; Sal 31,1-2.5.7.11; Gal 2,16.19-21; Lc 7,36 – 8,3].

N. G.

Salmo responsoriale e accompagnamento

salmo

PROPOSTA PER I CANTI: da Repertorio nazionale, Canti per la Liturgia, ElleDiCi/Cei, Ed. 2009.

Inizio: Cielo nuovo (47); Tu, festa della luce (380).
Salmo responsoriale: Da Il canto del Salmo (ElleDiCi, 2011). Ritornello: Cantiamo al Signore (151-152).
Processione offertoriale: Tu, fonte viva (381).
Comunione: Passa questo mondo (300); Pane per noi spezzato (372).
Congedo: Grandi cose (216).

ACCOMPAGNAMENTO
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accompagnamento


SANTA RITA DA CASCIA

SANTA RITA DA CASCIA 
Sposò l’ufficiale Mancini, uomo rissoso. Quando il marito fu ucciso in un’imboscata, Margherita (Roccaporena, PG, c.1381 - Cascia, 1457) annullò la vendetta e la tramutò in perdono. Un anno dopo morirono i figli e Rita decise di condividere il suo dolore con la passione di Cristo. Entrò nel monastero agostiniano a Cascia. La sera del Venerdì santo del 1432 ricevette una spina in fronte dalla corona del Crocefisso. È invocata per i “casi impossibili”. Fu canonizzata il 24 maggio 1900 da Leone XIII. La liturgia la ricorda il 22 maggio.
Cristina Santacroce

LA PORTA SANTA DELLA CARITÀ

LA PORTA SANTA DELLA CARITÀ 
«Nell’aprire questa Porta Santa io vorrei che lo Spirito Santo aprisse il cuore dei romani e facesse loro vedere qual è la strada della salvezza! Non è il lusso, non è la strada delle grandi ricchezze, non è la strada del potere. È la strada dell’umiltà. E i più poveri, gli ammalati, i carcerati - Gesù dice di più - i più peccatori, se si pentono, ci precederanno in Cielo».

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