l Rosario nel “cuore” della storia della salvezza / 1

Lo sviluppo del Rosario nella storia

Il Rosario ha scandito un percorso di santità, accompagnando generazioni di cristiani. Il centro della preghiera non è il numerare, ma la considerazione dei fatti evangelici. Con il Rosario si attualizzano i luoghi toccati da Gesù: Nàzaret, Galilea, Betlemme, Gerusalemme, Giordano, Cana, Giudea, Tabor, Cenacolo, Getsèmani, Calvario, Golgota, Giardino di Pasqua, Cielo. Il Rosario è il risultato di una graduale evoluzione che affonda le sue radici nella devozione mariana del secondo millennio, anche se ci si imbatte in qualche antecedente già nel IX secolo, quando si suggerisce ai conversi illetterati di sostituire i centocinquanta salmi con centocinquanta Padre nostro. Nel XII secolo si propagò la recita della prima parte dell’Ave Maria.

La diffusione della preghiera avvenne per opera di san Domenico di Guzmán. Anche in ambito cistercense si rintracciano analoghe iniziative. Nel XIV secolo, il certosino Enrico di Kalkar articolò le centocinquanta Ave Maria in quindici decine. La preghiera, tuttavia, non era ancora accompagnata dalla meditazione dei misteri. Sarà poi il certosino Domenico di Prussia a ridurre a cinquanta le Ave Maria, aggiungendo una clausola evangelica.

L’attuale assetto è stato impostato dal domenicano Alano de la Roche. Nel 1479 ci fu un intervento da parte di papa Sisto IV. Dopo il 1480 ebbe luogo una rapida espansione della preghiera in tutto l’Occidente. Nel 1521 Alberto di Castello pubblicò l’opera Il Rosario della gloriosa Vergine Maria. Papa san Pio V conferì al Rosario la sua ufficialità (1569). La vittoria di Lepanto ne confermò la pratica (1571). Nell’età moderna un deciso incremento si attuò per opera di papa Leone XIII. La Marialis cultus di san Paolo VI si pone sulla scia di una retta comprensione del Rosario in un periodo che relativizzava il dato mariano. L’ultimo intervento è stato compiuto da san Giovanni Paolo II con l’aggiunta dei misteri della luce.

don Michele G. D’Agostino, ssp

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