29 marzo 2018

La Cena del Signore ci ricorda l’istituzione dell’Eucaristia, del Sacerdozio e della Carità. Rendiamo grazie a Cristo per questi doni.

AGNELLO DEL NOSTRO RISCATTO E NOSTRO CIBO

Commento - Disegno: Stefano Pachì
NELLA celebrazione in Coena Domini la liturgia della Parola ci presenta tre gesti di Gesù che devono restare scolpiti nella mente e nel cuore: la condivisione fraterna della cena pasquale nella quale egli si identifica nei segni del pane e del vino; l’esempio del servizio con la lavanda dei piedi; il precetto dell’amore che, per essere vero amore, deve sempre radicarsi nel reciproco servizio.
Gesù non si limita a dirci belle parole ma compie gesti concreti. Il più sublime è quello di essersi fatto nostro cibo offrendosi liberamente per la nostra salvezza come l’agnello immacolato e senza difetto (I Lettura); cibo che continua ogni giorno ad alimentare la vita del cristiano nel momento del memoriale come ci ricorda Paolo (II Lettura). Nel brano evangelico ogni gesto di Gesù è carico di significato e di esemplarità immediata. Ciascuno di noi è sollecitato a recepirli e tradurli in coerenti azioni di servizio ai fratelli, pronti a scendere dalla cattedra della nostra superbia per piegarci a lavare e baciare i loro piedi feriti e sporchi perché racchiudono in sé il profumo dei piedi del Cristo.

Vito Di Luca, ssp

IL CENACOLO

Gerusalemme, «Il Cenacolo», la stanza in cui avvenne l’Ultima cena. Bpperry / Istock
IL Cenacolo, la «grande sala al piano superiore» dove Gesù «mangiò la Pasqua» con i discepoli (Marco 14,12-26), è stata anche la sede della Chiesa primitiva (Giovanni 20,19-23; Atti 2,1-11). Sorge a Gerusalemme, sul Monte Sion.
Epifanio di Salamina (IV sec. d.C.) tramanda che l’imperatore Adriano, visitando nel 131 d.C. Gerusalemme, trovò la città «completamente rasa al suolo eccetto alcune poche abitazioni e la chiesa di Dio, che era piccola».
Nella seconda metà del IV secolo quella «piccola chiesa» divenne la grande basilica della Santa Sion. Le memorie dell’Ultima cena, delle apparizioni del Risorto e della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, vennero dunque riunite in un unico complesso.
La chiesa della Santa Sion subì diverse distruzioni; fu riedificata in epoca crociata (XII sec.) col nome di Santa Maria in Monte Sion. A una nuova distruzione per mano musulmana nel 1219, sopravvisse solo la cappella del Cenacolo, in seguito trasformata in moschea. I francescani nel 1335 ricevettero in custodia il santuario, ma vi furono cacciati nel 1552.
Oggi il Cenacolo è un luogo conteso. Per gli ebrei, in virtù di una tradizione discutibile, sarebbe il luogo della tomba del Re David. All’interno della sala resta poi il mihrab musulmano, che indica la direzione della Mecca.
Per i cristiani, pur non essendo permesso il culto (se non in occasioni speciali, a discrezione dello Stato d’Israele) resta uno dei luoghi più santi. Da decenni sono in corso trattative tra Santa Sede e Israele per un accordo che renda possibile celebrare l’eucaristia nel luogo dove Gesù la istituì.

Giuseppe Caffulli, Direttore del mensile “Terrasanta”

L’ASSEMBLEA LITURGICA PRESIEDUTA DAL VESCOVO ACCOGLIE LO SPIRITO SANTO

Simboli della Messa del Crisma, Illustrazione di Gian Calloni 2012.
DURANTE la Messa crismale del Giovedì santo il Vescovo benedice l’olio degli infermi, l’olio dei catecumeni e il crisma. Con l’olio degli infermi si ungono i malati in pericolo di vita, ma in piena coscienza, perché l’olio divenga per loro conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore.
L’olio dei catecumeni unge coloro che stanno per essere battezzati e su di esso il Vescovo implora: «Concedi energia e vigore ai catecumeni che riceveranno l’unzione». Tale olio rinvigorisce infatti il battezzando perché nel lavacro battesimale possa lasciare scivolare via il male e quindi assumere gli impegni battesimali.
Il crisma, olio al quale è aggiunto il profumo, è segno sacramentale della sua benedizione, consacra nell’identità cristiana sia nell’unzione postbattesimale e in quella nella cresima, sia nella ordinazione presbiterale ed episcopale sia nella dedicazione della Chiesa.
La Messa crismale è, in ogni diocesi, la manifestazione più alta della Chiesa locale poiché in essa si ritrova convocato in assemblea liturgica il popolo profetico, sacerdotale e regale, presieduto dal suo Vescovo, padre e pastore, che dagli oli benedetti e consacrati e quindi dallo Spirito Santo, si è lasciato trasformare facendo risplendere l’immagine di Cristo.
Il Popolo cristiano chiamato all’unica santità, come identificazione a Cristo, realizza questa nella molteplicità delle vocazioni ecclesiali. La rinnovazione delle promesse presbiterali che in questa messa tutti i sacerdoti della diocesi rinnovano, significa che il loro ministero viene dal popolo ed è per il popolo.

Rita di Pasquale, docente di liturgia

Preghiera dei fedeli

C - Fratelli e sorelle, in questa celebrazione, i nostri cuori si aprono alle dimensioni del mondo perché è per salvare tutti gli uomini che Cristo si offre al Padre.

A Lui rivolgiamo con fiducia la nostra preghiera: Signore, pane di vita, ascoltaci.

1. Per la Chiesa, che vive della tua Eucaristia; per i Vescovi e i sacerdoti che sono i tuoi ministri, preghiamo:

2. Per tutto il popolo cristiano: perché, in te che lavi i piedi agli apostoli e sulla mensa spezzi il pane e offri il calice, sappia riconoscere i segni della tua regalità e del tuo amore, preghiamo:

3. Per coloro che sono a servizio dei più poveri e degli emarginati, perché sia riscoperto il ruolo dei diaconi nell’Eucaristia, preghiamo:

4. Per i cristiani radunati per celebrare la Santa Cena: la comunione al tuo corpo spezzato e al tuo sangue versato li renda uomini e donne che annunciano al mondo il tuo amore senza limiti, preghiamo:

Intenzioni della comunità locale.

C - O Padre, ascolta le nostre preghiere e metti nei nostri cuori l’umiltà di Gesù, tuo Figlio e tuo Servo, che regna con te e lo Spirito Santo per i secoli dei secoli.

A - Amen.

Salmo responsoriale e accompagnamento

Salmo

PROPOSTA PER I CANTI: da Repertorio nazionale, Canti per la Liturgia, ElleDiCi/Cei, Ed. 2009, 5 Ristampa. 

Inizio: Vieni fratello (760); Il tuo popolo in cammino (663).
Salmo responsoriale: Ritornello: Da Il canto del salmo responsoriale (ElleDiCi 2011); Il Signore è il mio pastore (88-89).
Processione offertoriale: Dov’è carità e amore (639).
Comunione: Venuta l’ora (757); Pane vivo, spezzato per noi (699).
Reposizione: Adoriamo il Sacramento (608).

ACCOMPAGNAMENTO
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Accompagnamento


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