Guida all’ascolto della Parola di Dio / 20

IL «DEUTERONOMIO»

Mosè benedice uomini e donne. Opera di Taddeo Crivelli e Franco de’ Russi (1455-1461). Miniatura. Bibbia di Borso d’Este, Modena, Biblioteca Estense.

Mosè benedice uomini e donne. Opera di Taddeo Crivelli e Franco de’ Russi (1455-1461). Miniatura. Bibbia di Borso d’Este, Modena, Biblioteca Estense.

«DEUTERONOMIO» è il titolo del libro che conclude la raccolta dei primi cinque libri della Bibbia, quelli che contengono gli elementi fondanti della vita e della fede del popolo di Israele: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Il termine Deuteronomio è di origine greca e significa “seconda” (dèuteros) “legge” (nòmos). Troviamo questo termine all’interno dello stesso libro del Deuteronomio (17,18), dove il re, per saper guidare il popolo alla luce della Legge di Dio, viene invitato a «scrivere una copia di questa legge» o «una seconda legge» (in greco, deuteronòmion). Quando venne tradotta la Bibbia dall’ebraico in greco, il termine greco deuteronòmion fu scelto come titolo di questo libro biblico. Nella Bibbia ebraica, invece, il libro del Deuteronomio è chiamato con le sue parole iniziali. Infatti è intitolato “Le parole” (in ebraico, Debarìm), perché è composto da una serie di discorsi (o parole) che Mosè rivolge al popolo di Israele. Gli ebrei, infatti, indicano i primi cinque libri della Bibbia (ricordàti sopra) con le loro parole iniziali. Ad esempio, il libro della Genesi è chiamato con le prime parole, Bereshìt, «In principio » e per questo anche il libro del Deuteronomio è chiamato Debarìm, “Le parole”. In corrispondenza alle parole che questo libro contiene, al lettore di ogni tempo è chiesta una intensa capacità di “ascolto”, che coinvolge «tutto il cuore, tutta l’anima, tutte le forze», come si esprime la preghiera dello Shemà Israèl («Ascolta o Israele») racchiusa tra le righe del capitolo 6 del Deuteronomio (vedi 6,4-9). Anche Gesù ha tenuto tra le mani il rotolo (o libro) del Deuteronomio e, ascoltando le incisive parole di Mosè, ha affrontato e superato le tre tentazioni nel deserto (Cfr Mt 4,1-11; Lc 4,1-13). Ogni israelita, poi, recita questa preghiera due volte al giorno e si copre gli occhi con le mani, per significare che il mistero racchiuso nelle “parole” di Mosè è «accessibile solo all’ascolto e non alla visione» (Mello).

Primo Gironi, biblista

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